

Strati sovrapposti, frammentati, ricomposti. Rosso, profondità. Terre interiori. Energia potenziale. Zero. Transizione ad altro stato. Trasparenze e contaminazioni. Caduta delle lettere rovesciate. Individuazione del punto focale. Determinazione della linea ideale di collegamento filo di luce e cavo metallico, vita e materia. Costruzione. Verticalità.
CRITICA ARTISTICA BIENNALE DI SONDRIO
​
“Rosso Bianco Zero Uno” di Paolo Napolitano rappresenta un dialogo visivo tra opposti, tanto cromatici quanto
concettuali.
L’opera, composta da una struttura materica che utilizza cavo metallico, corda, sabbia e smalti su tela, si presenta come un manifesto minimalista e simbolico, che riflette sull'essenza binaria e sugli opposti che definiscono la
condizione umana. Il contrasto tra il rosso intenso e il bianco neutro è il fulcro dell'opera. Il rosso, con la sua
carica emotiva e dinamica, richiama il sangue, la vita e la passione, mentre il bianco, silenzioso e immobile,
suggerisce purezza, vuoto e potenziale. Questo dualismo è interrotto dalla linea metallica, un ponte sottile ma
tangibile che collega i due mondi e che, al tempo stesso, li tiene separati. È una metafora delle connessioni fragili
che ci legano agli opposti e alle contraddizioni della vita.
​
La scelta dei numeri “0” e “1” posizionati rispettivamente nelle due metà dell’opera rimanda al linguaggio
binario, simbolo universale di semplificazione, calcolo e struttura. Tuttavia, il loro inserimento in un contesto così
materico e emotivo pone una domanda fondamentale: è possibile ridurre l'essenza della vita a un sistema binario,
o c'è sempre un’area grigia, un territorio intermedio da esplorare?
​
Gli elementi tattili, come la corda e la sabbia, aggiungono profondità fisica e invitano lo spettatore a interrogarsi
sul significato della materia e della tensione. La corda, che emerge dal margine destro dell’opera, suggerisce una
via d'uscita o un ulteriore livello di lettura, portando la riflessione oltre i confini visivi.
In definitiva, “Rosso Bianco Zero Uno” non è soltanto un'opera estetica, ma un invito a contemplare le dualità che
governano la nostra esistenza: vita e morte, caos e ordine, passione e razionalità. Paolo Napolitano crea un
linguaggio visivo che, pur nella sua apparente semplicità, si carica di un significato universale, rendendo l’opera
un punto di riferimento per la riflessione contemporanea.
Sondrio, 12 gennaio 2025